4/06/2011

LE DUE HOSTARIE...


Sono aperte a ognun le porte
e la sorte ognuno invita:
qui, a l'insegna de la vita,
là, a l'insegna de la morte.

Salve, ostessa bella e in folle!
Noi veniam pel tuo buon vino;
per la pentola che bolle
ed odora al tuo camino:
se non tutte il tuo festino
satollar può nostre voglie,
almen dentro le tue soglie
c'è il buon caldo de la vita.

È l'albergo buono, e poi,
bella ostessa, tu ci piaci;
e fra un uscio e l'altro noi
ti sappiam rubare i baci.
Un po' a tutti tu compiaci,
ma che basti a nessun tocca,
che per troppi la tua bocca
stilla il miele de la vita.

Lo sappiam che il conto è caro,
ne dai tempo; ma che importa?
Pugno chiuso e cuore avaro
mai non batta a la tua porta.
Come l'uso antico porta.
noi paghiam con quel contante
ch'esce tinnulo e fiammante
dalla zecca de la vita.

Quando poi vuota è la borsa
e goduto abbiamo assai,
e la notte è ormai trascorsa,
ed il muso tu ci fai;
indugiar che gioca ormai?
Sgombrar tosto meglio vale:
andrem dalla tua rivale,
a l'insegna de la morte.

Triste albergo! Un lumicino
getta appena un guizzo fioco;
pien di cenere è il camino,
che da un pezzo è spento il fuoco;
non c'è oste là ne cuoco;
là si mangia di rifreddo
e s'abbrivida dal freddo
fra i lenzuoli de la morte.

Grande è là la compagnia,
pure solo ognun si sente;
ma chi entrato un dì vi sia
sa restarvi, e non si pente.
Chi contentasi di niente
trova là sua convenienza;
chè ci fan sempre credenza
a l'insegna de la morte.