2/13/2011

ZOLI...


Zoli ha dato le dimissioni dal suo governo. Alla camera alta e al Senato sono stati rieletti
rispettivamente presidenti Leone e Merzagora, II mondo parlamentare, dunque, riprende la sua vita normale. Il nuovo Governo formato con i socialdemocratici e con l'appoggio dei repubblicani e dei saragattiani, come ha patrocinato Fanfani (primo a sinistra nella foto) verrebbe ad avere la maggioranza assoluta sia al Senato che alla Camera bassa e potrebbe godere di una buona stabilità; il che permetterebbe un ottimo lavoro a favore delle classi sociali più abbienti.
E’ dunque questa la cosa che tutti (anche i cosidetti meno abbienti), veramente si augurano?...

2/08/2011

UN'INTERVISTA MANCATA...




Alla base di quest'articolo c'è un'intervista mancata. Grivas aveva parlato molto negli ultimi mesi. Ad un certo punto si è accorto di aver parlato troppo. Sono capitato ad Atene nel momento del ravvedimento. Da ciò l'insuccesso del mio tentativo per un colloquio.
Fuori dall'episodio giornalistico, il silenzio del liberatore di Cipro pesa assai sulla Grecia d'oggi. Egli gode infatti di una pericolosa popolarità presso i semplici ed umili patrioti, presso coloro che aspirano a viver meglio, presso i vasti strati di pubblico che, in Grecia come in Italia, provano dispetto ed irritazione verso il mondo della politica. Il suo ritorno da Cipro, dopo la fine della guerriglia, fu un trionfo.
Nell'invocazione con cui la folla lo acclamò (« Dighenis, salvaci! ») confluivano molti sentimenti e passioni: il patriottismo di coloro che sognano la promozione della Grecia ad una funzione preminente nel Mediterraneo orientale ma anche, perchè no, di quello occidentale!... insomma la solita storiella già sentita del disagio di larghi ambienti popolari oppressi dalla povertà eccetera... o anche, da che ci siamo, l'inquietudine di una parte della classe dirigente che vorrebbe un'iniezione di bella gioventù nel vecchio corpo della capitale dell'Ellade.
Grivas, dicevo, ha parlato molto e nello stesso tempo, ha parlato poco; tuttavia l'esposizione dei suoi propositi e delle sue concezioni è rimasta generica. Questa genericità esisteva anche presso il maresciallo Papagos; ma l'uomo era di tale statura morale e civile, era un così autorevole capo militare e un così magnifico signore e gentiluomo, che assumendo il governo dopo l'invasione, la guerra civile e con lungo periodo di instabilità ministeriale potè effettivamente imprimere alla cosidetta cosa pubblica uno slancio di cui si ebbero gli esempi nell'azione di Cipro da un lato, nella riforma economica e nell'impulso al progresso del paese dall'altro. Il caso di Grivas è alquanto diverso. Grivas dovrebbe, alla stessa maniera di Papagos, mettersi nelle mani dei politici e dei tecnici per dar forma concreta alla direzione dello Stato; ma il dubbio che sorge è se egli abbia da un lato l'autorità e l'ascendente di Papagos, dall'altro se egli saprebbe moderare la propria influenza e il proprio intervento quando il parere dei competenti dovesse prevalere per il bene del paese e, non da ultimo, se metterà a tacere, una volta per tutte, le micidiali armi automatiche in suo possesso!...

2/01/2011

JULINHO REPUTA…


Julinho reputa l'infausto scontro tra Ungheria e Brasile, svoltosi a Berna in occasione dei "mondiali" del '54 come il più amaro della sua carriera. Mezzora prima dell'inizio cominciò a piovere e le conseguenze del maltempo si rivelarono subito disastrose per i brasiliani, non assuefatti a giostrare sui terreni bagnati. Dopo sette minuti-primi gli ungheresi avevano già violata due volte la rete difesa da Gilmar ed al riposo lo scarto era rimasto invariato, avendo ambedue le compagini realizzato un calcio di rigore. La ripresa fu carica d'emozioni come un film western.
AI ventesimo proprio Julinho ridusse le distanze, segnando su passaggio di Didi; allora, galvanizzati dal miraggio del pareggio, i carioca si spinsero in massa all'attacco, ma la sorte avversa e l'arbitro glielo negarono. Dopo che la traversa fu scossa due volte da saette di Didi e di Indio, Julinho irruppe solo in area avversaria e stava per calciare a rete. Quando fu "steso" da Lantos, che, particolare semicomico, gli lacerò la maglia e i calzoncini, ancora intonsi, aggrappandosi a lui affettuosamente. L'arbitro Ellis negò il piramidale rigore. Non solo, ma pochi minuti dopo Gzibor, che era uscito un attimo dal campo per sorbire del tè verde, senza avvisare l'arbitro, imbeccato da un lancio di Lantos, vi rientrò fulmineamente, passò a Kocsis, che di testa mise in rete. Così il Brasile tu ingiustamente eliminato. Negli spogliatoi successe il finimondo: alcuni giocatori si azzuffarono come marinai (kossovari) ubriachi, (nonostante i thermos di solo tè) sinché non intervenne la polizia elvetica a sedare la rissa.
Qualche giorno più tardi, la comitiva calcistica brasiliana fece ritorno a Rio senza l'ambita Coppa: ne la desolazione fu lenita dalla netta sconfìtta che gli ungheresi subirono nella finalissima con la rappresentativa tedesca. Due giorni dopo, verso l’imbrunire, Mustafa Kisacick fu notato nel
Centro di Rio mentre, tranquillo, sorbiva del tè…